Lettera ad una stella danzante

aergregregega

Cara Olivia,

a dire il vero non so se questo è realmente il tuo nome, ma presumo che lo sia, visto che la ragazza dalla voce squillante che continua a chiamarti al telefono dice spesse volte questo nome per richiamare la tua attenzione. Sembri assolutamente attentissima a ciò che ha da dirti: strabuzzi gli occhi e rivolgi enormi e brillanti sorrisi per quasi tutte le parole che ricevi attraverso il tuo cellulare, e forse nemmeno ti sei accorta che ti sto fissando da quasi mezz’ora, dal posto di fronte al tuo, in questo vagone semivuoto. Non so come ti chiami, non so da dove vieni o dove sei diretta, o cosa fai nella vita, ma spero che questo viaggio in treno finisca il più tardi possibile, così potrò continuare ad osservarti finché non ne avrò abbastanza di stupirmi de bagliore nei tuoi occhi, che, da soli, sembrano capaci di illuminare le buie campagne padane che stiamo attraversando. Il treno, in questa fredda sera di gennaio, sembra sfrecciare più veloce della luce, mentre io continuo ad osservarti, ascoltando attentamente una delle mie pallosissime ballate di qualche artista inglese beccato per caso su Spotify. Sarà la musica lenta e riflessiva, sarà il buio che circonda questo treno, saranno i tuoi occhi così pieni di vita a lasciarmi a bocca aperta stasera: una sensazione difficile da descrivere, come uno squarcio di luce e sollievo che mi riempiono la visuale in pochi secondi. Mi sembra impossibile che una perfetta sconosciuta possa provocarmi una scossa del genere ma, a quanto pare, cara ragazza sorridente dagli occhi luminosi, è così. Ti ringrazio, anche se, probabilmente non lo saprai mai, perché in un freddo pomeriggio d’inverno, tu più di tutti, mi ricordi di quanto è bello vivere. Di quanto è stupendo mettersi a ballare in mezzo a una strada, imparare una lezione interessante, cantare una canzone, chiacchierare con un amico al telefono per ore, ridere di se stessi, prendere un treno per chissà dove, pedalare in mezzo alla campagna, ubriacarsi di vino e musica, sorridere, amare. Tutto scorre sempre troppo veloce, come questo maledetto treno che è quasi arrivato nella mia città, ma mi viene da tirare un sospiro di sollievo mentre penso che i nuovi inizi sono sempre dietro l’angolo, che non c’è insoddisfazione o insicurezza che impediranno alle belle occasioni di arrivare, e a noi, di coglierle. Tutte, senza mai mancare di ottimismo. Una delle poche citazioni che ricordo dagli studi del liceo è una frase di Nietzsche: “Bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante.” Evviva, dunque, evviva il caos, la confusione, l’incertezza, l’indecisione, l’insoddisfazione che ci spinge, giorno dopo giorno, ad accorgerci delle alternative, delle strade più difficili, ma con i panorami più belli. Auguro a te, mia cara sconosciuta, ma soprattutto a me stessa, di possedere per sempre l’incredibile potere dell’entusiasmo e della curiosità di buttarsi a capofitto nel mondo, diventando parte integrante e indivisibile di un caos senza fine. D’altronde, che senso ha vivere, se non si vive da stelle danzanti?

 

Francesca Pagnone

Lettera ad una stella danzanteultima modifica: 2016-01-16T16:15:27+01:00da pro276
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