Dal diario di un aspirante rugbista – Parte Quarta

 

Ph. Chiara Basili

Ph. Chiara Basili

Caro diario,

è finita un’altra stagione, la numero 4.

Come d’abitudine, anche quest’anno è iniziato con una maglia diversa, in un campionato diverso. Dopo quelle del Gosso, del Piacenza e del Munich, sta volta la maglia è quella verdeblù del Codogno e il campionato è la C2 Lombarda dove tutto era iniziato. Tu lo sai, non sono uno a cui piace cambiare squadra, però il Piacenza non faceva la C e allora ho preferito cambiare aria perché non sono all’altezza della B e io voglio giocare. Ho iniziato da troppo poco per smettere, nonostante tra laurea e lavoro allenarsi sia ormai diventato un casino.

Potrei fare il paraculo, dire che a Codogno ci sono andato convinto, che mi aspettavo di trovare un bel gruppo, ma non è vero. Ci sono andato per comodità, forse avrei scelto Cremona se solo fosse stata più vicina, per andare a giocare con Giuba; alla fine è stato il primo allenatore a farmi giocare titolare. Sarebbe stato più facile ritagliarsi un posto. Però poi sono finito a Codogno, come se un po’ fosse destino dopo che, due anni prima, il Lele mi aveva invitato ad andarci. Alla fine prendo il telefono, chiamo il Tete, passo a ritirare il nulla osta e mi presento a Guardamiglio, senza nemmeno pensarci troppo. Le facce note sono poche: il Lele, Barack e Brain che sono venuti via come me dal Piace, il Pippo, il Matto e il Teo e, ovviamente, il Mago.

Inizia così questa stagione, tra la tesi da scrivere e il lavoro da lavapiatti, tra qualche amico e un sacco di gente sconosciuta, con un anno di esperienza da titolare e un posto in squadra da conquistarsi sul campo. Le prime partite sono andate via in attesa del tesseramento: i derby con Crema e Cremona e la partita con il College Brescia, tre sconfitte. Esordio in casa del Franciacorta, 4 giorni prima della mia laurea, ce la metto tutta, voglio far vedere chi sono: per 80 minuti mi faccio il culo. Di solito queste partite con il Piacenza finivano con un tanto a poco per noi. Ma stavolta è diverso. Andiamo avanti, sprechiamo tanto e alla fine finisce 17 pari. Mi rimangono due punti fatti e i complimenti del Boso e del Tete ma, soprattutto, quelli del Lele, che ha visto da dove sono partito e, quindi, valgono doppio. Il campionato prosegue con partite ben giocate ma buttate via e partite solo buttate via. Perdiamo con Orobic, dopo un primo tempo dominato e un rosso, perdiamo con Casalmaggiore, Calvisano e al photofinish con il CUS Brescia. Arriva la trasferta con il del Chiese, un’altra partita che sembra maledetta. Sotto la prima neve dell’anno dominiamo nel primo tempo, ma non facciamo punti e alla fine perdiamo di nuovo. Al terzo tempo ci rifacciamo (grazie Urs) ma perdere sta diventando davvero una rottura di palle. Dopo Natale, arriva il Valle Camonica, un’altra sconfitta evitabile. Il fondo lo tocchiamo nel derby di ritorno: più di 70 punti in casa. Forse la più brutta partita a cui ho preso parte, peggio anche del derby nel campionato riserve, sembra tutto uno schifo. Il Sei Nazioni ci dà un po’ di tempo per recuperare. Sono bloccato con il mal di schiena, ma mi imbottisco di antidolorifici per giocare. C’è il Cremona, ci sono i miei ex compagni di squadra da sfidare. Gioco poco più di un quarto d’ora, non tocco palla: solo placcaggi, qualche pulizia e 5-6 mischie, sufficienti a sentirmi inchiodato il giorno dopo, ma finalmente arriva la prima vittoria. È una liberazione, sembravamo il Benevento in serie A. La giornata dopo, nel secondo tempo, facciamo una valanga di punti contro il College Brescia, ma raccogliamo solo 2 punti. Alla quarta di ritorno arriva anche la prima vittoria in casa, battiamo il Franciacorta tra mille patemi, ma poi torniamo a perdere con Orobic e Casalmaggiore, prima della trasferta con Calvisano. Una delle partite più strane dell’anno. Al venerdì arriva una di quelle notizie che non ti aspetti, di quelle che ti tagliano le gambe. Domenica c’è da vincere per un motivo in più. A Calvisano si gioca sul campo 1, quello dell’Eccellenza, tutto un po’ surreale. C’è un caldo assurdo. Il primo tempo ci vede avanti, ma nel secondo scoppiamo e subiamo un’altra sconfitta. Per l’ottava di ritorno andiamo a giocare in trasferta contro il CUS Brescia: la partita è un massacro, vinciamo 3-57. In campo a rugby ha giocato una sola squadra. L’altra ha dato solo scarpate. La stagione casalinga si chiude con il del Chiese. Per molti è l’ultima partita sul campo di Codogno e tra questi molti ci sono anche io. Classica partita da Codogno Rugby: mischia forte, errori, occasioni sprecate e meta del sorpasso subita a tempo scaduto.

L’ultima partita è in Val Camonica e perdiamo anche questa, ma alla fine trattenere le lacrime è difficile, perché se il campo racconta una storia da dimenticare, tutto il resto è stato indimenticabile, anche se non sempre così facile da ricordare. Quello che non raccontano i numeri grigi dei risultati sono le serate a fare le 4 senza un motivo allo Stige con il Mago, il Lele, il Boso, il Mile (povera Linda), con il Lorenz, con Richi, con il Ceres, con Ale Dosi, con Spinni, con il Tisio o con Ava, non raccontano di Coca&Fernet sempre troppo Fernet e poca Coca, dei #buonjollo di Darko, di “quella che piace al Tete”, dell’abbraccio con il Pippo a fine campionato, dei cucù, di San Patrizio, del pranzo di Natale da 100 litri di birra prima che aprisse lo Stige, del 4g, delle tinderate strane, dei miao, dei fritti e degli hamburger dello Stige, dei bicchieri troppo vicini al bordo, dell’ultima di Fabio e di Gianni, di “Saverioo Robertooo Pasquadibisceglieee”, dei “Se non bevi l’ultima noi non ce ne andiamo”, di Mimmo, di Pisogne (“Ben bella Pisogne”, cit.), dei tuffi nudi del Lorenz e di Dosi e della chitarrina, dello schiaffone del Mile, delle maglie nuove strappate alla prima mischia, della patente del Tete, delle cene belle leggere del venerdì sera, della serata degli amari di Jack, dell’haka, della Trappola, dei Campari col Bianco, di Tokio, del pesce rosso diventato sushi, del “cruise control”, del gatto nelle foto, dei #pelfie e di tanti altri momenti che in questa sera di Maggio non mi vengono in mente.

Caro Diario, la verità è che questo anno mi ha tolto tanto, tra dolori, partite fuori allenamento e lunedì da coma, ma mi ha dimostrato cosa significa essere gruppo, anche quando si sbaglia, mi ha dimostrato che il rugby è anche di chi perde e di chi sa perdere, mettendocela tutta o quasi, mi ha dimostrato che con le persone giuste, il posto giusto nel mondo può anche essere su un campo della provincia lodigiana o in un pub con il nome di un fiume mitologico.

Caro Diario, lo dico a te per dirlo a tutti, “la verità è che questa avventura l’ho iniziata per caso, ma adesso mi sta proprio sul cazzo che sia finita”.

Addio Codo o magari, chissà, Arrivederci.

“È stato un onore suonare con voi.”

“Il Beppe” Prontera

Dal diario di un aspirante rugbista – Parte Quartaultima modifica: 2018-05-14T23:47:56+02:00da pro276
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