Credete in quello che volete, ma non chiamatela scienza.

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I social network si stanno caratterizzando sempre di più come contenitori di notizie. Questo processo, se da un lato permette di avere informazioni davvero in tempo reale, come mai prima d’ora, porte con sé allo stesso tempo spiacevoli controindicazioni. Non sono pochi i casi in cui gli account social di varie testate giornalistiche, nell’eterna corsa allo scoop, abbiano pubblicato notizie senza verificarne le fonti. Paradossalmente, pur potendo accedere a una quantità d’informazioni impensabili fino a qualche anno fa, si rischia di trovarsi in una situazione di potenziale disinformazione. È un po’ quello che succede quotidianamente su Facebook. Ogni giorno si diffondono le teorie più strane e strampalate, mascherate con qualche timido argomento scientifico, usato in modo, se non volutamente fuorviante, quanto meno improprio, facendo leva sul sensazionalismo e sull’impossibilità da parte di buona parte degli utenti di filtrare i contenuti in modo adeguato. Il vero problema, però, non è la mancanza di competenze dell’utente medio dei social network. Prima di poter giudicare come attendibile o meno una determinata notizia, occorre essere in possesso di un set di conoscenze specifiche non indifferente. Non si può giudicare un regime alimentare o una teoria economica se nella vita ci si è sempre occupato di tutt’altro. La specializzazione serve proprio a questo. Bisognerebbe, però, avere l’umiltà e l’onestà intellettuale di fidarsi di quanto dice chi, magari, ha preso una laurea in materia e dedica la sua vita studiare determinati fenomeni. Sarebbe davvero opportuno evitare di tacciare chi interviene contro la stramberia del momento, adducendo serie e comprovate motivazioni scientifiche, di essere parte di chissà quale complotto o di essere a libro paga delle peggiori multinazionali della faccia della terra. Questo mondo, prospettato dai professionisti del complotto, non esiste.

Le bacheche dei social network si riempiono di notizie assolutamente non verificabili e poco credibili, ma è proprio l’essere strampalate che le rende virali. Oltre all’innata curiosità del genere umano, ciò che rende fertile il terreno alla proliferazione di questi contenuti è il senso di appagamento che genera lo scoprire che, in fondo, non si è così ignoranti e che, ad esempio, non serve studiare dieci anni medicina, tanto il tumore si cura con il bicarbonato.

Tra le bufale più radicate del web c’è senza dubbio la presunta tossicità della carne, che più diventa “rossa” e più diventa velenosa. Questa idea si poggia su alcune evidenze scientifiche, che però sono usate in modo non ortodosso. Non è la carne in sé ad essere cancerogena. Ciò che fa aumentare l’insorgenza di determinati tumori non è il consumo, ma l’abuso. La dieta tipica dell’uomo contemporaneo tende ad essere decisamente iperproteica e, come tutti gli eccessi, crea uno squilibrio all’interno dell’organismo. È vero che il consumo di carne, soprattutto di carne rossa che ha un tenore di colesterolo e di grassi saturi molto più elevato, vada ridimensionato e gestito con oculatezza, ma tutto il resto è una forzatura. Ciò non invalida i fondamenti filosofici del veganismo e del vegetarianismo. Gli allevamenti animali molto spesso non rispettano gli standard minimi di umanità previsti dal buon senso e dalle varie normative comunitarie nazionali. Scegliere di rinunciare alle proteine animali per motivi filosofici o per rispetto di altri esseri viventi è qualcosa di sensato, ma non è corretto invocare la scienza a sproposito a sostegno delle proprie convinzioni. D’altronde, anche l’eccesso di sale fa male, così come l’eccesso di fritto e persino l’eccesso di acqua, ma non viene mai promossa una loro eliminazione dalla dieta perché sarebbe insensata. Sul banco degli imputati dei vari processi mediatici finiscono spesso anche latticini e glutine, accusati di creare chissà quali gravi scompensi al nostro organismo. Anche quest’avversione ha un minimo di fondamento scientifico, ma poi la scienza viene messa da parte. Chi prova per un po’ di tempo una dieta senza gli elementi appena citati, con buona probabilità, riscontrerà dei benefici concreti, che vanno oltre l’effetto placebo e questo perché lattosio e glutine sono difficilmente digeribili e per alcuni è addirittura impossibile riuscire ad assorbire queste sostanze. L’errore che viene fatto da molti siti di alimentazione “faidate” è quello di passare da un’osservazione, il miglioramento del processo digestivo di alcuni soggetti, ad una legge generale secondo cui latte e glutine siano dannosi per l’organismo umano. Una teoria scientifica non si può basare su semplici rilevazioni statistiche, è necessario trovare una giustificazione logica ai risultati empirici. Senza tale giustificazione si potrebbe anche arrivare a pensare, qualora ci fossero test statistici ad hoc, che avere i capelli di un certo colore allunghi o diminuisca la vita media. È una cosa assorda e un’esagerazione voluta, ma il concetto alla base è sempre lo stesso.

Un altro mondo che tende ad essere spesso influenzato da teorie che vanno dallo pseudoscientifico al fantasy più assoluto è quello dei metodi alternativi di agricoltura. Sono diverse le bufale che circolano anche fuori dal web in relazione a questo settore. Si passa dalla presunta eliminazione dell’impatto ambientale dei prodotti a “km0”, alla salubrità dei prodotti biologici, senza dimenticare OGM e agricoltura biodinamica. È scientificamente dimostrato che, dati alla mano, i prodotti definiti a “km0”, cioè provenienti da un’area geografica molto vicina, spesso non garantiscono una riduzione dell’impatto ambientale, come questo tipo di certificazione potrebbe portare a pensare. L’agricoltura intensiva, o comunque specializzata, pur presentando alcuni elementi di criticità, garantisce, sfruttando le economie di scala, una produttività maggiore e minori emissioni di CO₂ grazie a spedizioni di grossi volumi.

L’agricoltura biologica è carica di tutto il fascino di un mondo bucolico che ormai non ci appartiene più. Viviamo in un mondo artificiale, fortemente sterilizzato e disinfettato, privo della minima carica batterica. Come risposta a questa situazione, il nostro organismo ha organizzato un sistema di difesa immunitaria capace di contrastare solo gli elementi con cui ci troviamo quotidianamente in contatto.  I vegetali, in natura, sono dotati di specifici meccanismi di difesa, che combattono i parassiti con delle tossine, simili ai nostri anticorpi. La presenza di queste tossine non è direttamente osservabile, se non in laboratorio, e, quindi, al momento della raccolta, non si può avere la certezza che la carica tossica del prodotto in questione sia effettivamente scomparsa. In quest’ottica, l’utilizzo di concimi conformi alle normative, che rispetti sia le quantità, sia i tempi di sospensione prima della raccolta, garantisce una sicurezza dei prodotti, dal punto di vista organolettico e chimico, che non può esistere in nessun altro contesto. La saggezza del contadino e tutte le sue abitudini alimentari, come latte non pastorizzato o frutta non lavata, purtroppo non possono più essere considerate veri standard di riferimento, per il semplice motivo che il mondo attuale non è il mondo del contadino e l’organismo del cittadino medio non possiede gli anticorpi necessari a rispondere a batteri e virus che sono tipici del mondo agricolo.

Sempre restando in tema di agricoltura, tra le varie “mode” che stanno prendendo piede in questi anni, sta ricevendo particolari consensi la cosiddetta agricoltura biodinamica. Questo sistema non si basa su un’analisi scientifica dei processi produttivi, ma prende origine dalla visione “antroposofica” dell’esoterista Rudolf Steiner. Consultando la pagina di Wikipedia relativa a questo sistema, emerge chiaramente che, accanto a metodi di coltivazione tradizionale, come l’impiego di rifiuti organici, animali o vegetali, che hanno una loro giustificazione scientifica, vengano proposti quelli che più che tecniche agricole, risultano veri e propri “riti” molto simili ai rimedi degli alchimisti del medio evo. Compaiono termini assurdi che fanno il verso alla letteratura scientifica: si parla di cristalli con cui misurare una fantomatica “energia vitale”, viene menzionato il “biofotone”, particella assolutamente inesistente, si parla d’influssi lunari e dell’utilizzo di corni di mucca come recipienti per il compostaggio. L’inutilità di questi procedimenti, che dovrebbe essere lampante agli occhi di chi abbia preso almeno una volta in mano una zappa o anche un tubo per l’irrigazione, viene mascherata da una certificazione, rilasciata dalla Demeter International, che ovviamente accresce il prezzo dei prodotti che l’hanno ottenuta. Tutti gli studi scientifici hanno evidenziato che i vantaggi ottenuti con questo metodo, in relazione ai prodotti o al terreno coltivato, siano tranquillamente replicabili tramite l’agricoltura tradizionale o l’agricoltura biologica. Qualsiasi elemento in più è, alla prova dei fatti, inutile.

Il discorso sugli OGM è un discorso che merita una trattazione separata a causa della sua complessità. Il dibattito porta con sé una serie di considerazioni che trascendono il semplice discorso scientifico e sfociano nella bioetica. Accanto a timori condivisibili, basati sul rischio di un uso improprio di queste tecniche, ci sono però una serie di argomentazioni che non tengono conto del fatto che l’uomo, sin dalla preistoria, abbia creato delle modificazioni genetiche nella natura. L’addomesticazione del lupo ha dato vita, di fatto una nuova specie, il cane, modificando la prima, la creazione di ibridi come il mulo o il bardotto per sfruttarne una maggiore capacità lavorativa o gli accoppiamenti tra cavalli di razze diverse ottenere animali con migliori caratteristiche fisiche, gli innesti o la creazione di ibridi nel mondo vegetale per migliorare la resa o la produttività di determinati raccolti sono solo alcuni esempi di modificazioni genetiche che l’uomo ha sempre perpetrato sulla natura, che, però, vengono considerate normali perché non ottenute in laboratorio. La vera differenza tra il concepimento di un mulo e la creazione di una specie di fragola resistente al gelo è che nel secondo caso si va a creare qualcosa con la consapevolezza di quello che si sta facendo, senza procedere per tentativi e in totale sicurezza. Una modificazione fatta nel rispetto dei criteri scientifici, secondo finalità di miglioramento del prodotto, non comporta alcun effetto collaterale. Ovviamente, il rischio di degenerazioni è sempre presente. Ma, d’altronde, l’energia nucleare può essere usata sia per permettere la vita di migliaia di persone tramite le centrali, sia per distruggere interi stati, per diverse generazioni, come con le bombe atomiche.

I vegani o vegetariani che scelgono questo regime alimentare per profonde convinzioni filosofiche o per il semplice fatto di ritenere ingiusto l’allevamento e la macellazione di altri esseri senzienti hanno tutto il diritto di farlo e operano una scelta che può tranquillamente ritenersi condivisibile o meno, perché intacca la sfera delle convinzioni personali di ognuno. Tutti gli altri esempi appena citati, invece, sono frutto di una visione errata della realtà, che parte da alcune evidenze empiriche, ma non astrae da queste una vera giustificazione scientifica. La democrazia permette a chiunque di poter dire la propria e, pertanto, chiunque, soprattutto nell’universo dei social network, può presentare al mondo le proprie teorie. La scienza, però, non è democratica. Non bastano le adesioni che riceve una determinata teoria a convalidarla. Se così fosse, la terra sarebbe ancora al centro dell’universo. È necessario produrre prove certe, operare secondo il metodo scientifico e dar credito solo a chi è davvero competente in materia, senza scomodare complotti e scienziati asserviti al potere di chissà quale burattinaio oscuro e, soprattutto, senza avere la pretesa di pronunciarsi su argomenti sui quali si conosce solo quello che si è appreso alle scuole medie. La scienza è una cosa seria. Chi adduce motivazioni pseudo e fantascientifiche per spillare soldi al consumatore che non è in grado di capire l’effettiva portata di determinate informazioni non è uno scienziato ma un truffatore. Tutto quello che è scritto in questo pezzo trova conferma presso qualsiasi dottore, nutrizionista o agronomo che svolge il proprio mestiere con criterio. Quindi, riprendendo l’invito del titolo, ognuno è libero di credere a ciò che vuole, spendendo i propri soldi come meglio crede, la scienza, però, è un’altra cosa.

Credete in quello che volete, ma non chiamatela scienza.ultima modifica: 2015-06-05T12:24:54+02:00da pro276
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